Il convegno di Giovedì 21 Novembre

Bergamo, auditorium del Liceo Mascheroni, ore 9-17

Al convegno hanno partecipato più di 70 persone tra docenti, formatori, studenti universitari. GRAZIE A TUTTI!

Speriamo siano state ore ben spese, capaci di generare un cambiamento costruttivo e propositivo.

Nell'area dedicata alla registrazione sono stati allestiti punti informativi di associazioni ed enti attivi nella formazione e nella divulgazione storica:

gli interventi dei relatori: gli abstract

"cambiamo la storia generale da insegnare" ivo mattozzi

“Storia” è il concetto fondante della disciplina di ricerca deputata a costruire le conoscenze sui fatti svolti nel passato (= storiografia).

Se non lo concettualizziamo adeguatamente, attribuiamo la stessa parola e legittimiamo conoscenze scolastiche errate o insignificanti o inefficaci nella formazione del pensiero storico e delle competenze conseguenti.

La breve relazione sarà svolta in modo da condividere queste idee:

1. lo scopo dello studio della storia è la formazione del pensiero storico che fa comprendere il mondo attuale come mondo plasmato da processi storici e che fa vivere le storie in corso consapevolmente e con competenze varie.

2. Per raggiungere questo scopo occorre proporre processi di insegnamento e di apprendimento che mettano a fuoco abilità metodologiche e abilità di comprensione e di apprendimento delle conoscenze.

3. Il pensiero storico si può formare se le conoscenze storiche proposte sono significative e rilevanti in quanto rendano chiari e comprensibili i nessi tra presente e passato e i modi in cui gli individui e i gruppi umani contribuiscono allo svolgimento dei fatti.

In questo seminario e nel corso che seguirà metteremo a fuoco solo il problema del sapere storico da insegnare e far apprendere. Il sapere da insegnare corrisponde al genere storiografico chiamato dal ‘700 “storia generale”. Ma i modelli di storia generale sono molteplici e si tratta di individuare il modello più efficace per la formazione storica degli alunni e di rifiutare il modello tradizionale tuttora offerto dalla manualistica.

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Cambiamo la Storia generale da insegnare (intervento del prof. Ivo Mattozzi)
Presentazione di supporto agli interventi del prof. Mattozzi nel corso del covegno "Cambiamo questa Storia", Bergamo, 21 Novembre 2019.
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"world history" Vittorio beonio brocchieri

«Tutti gli storici sono oggi storici globali, anche se molti non se ne sono ancora resi conto».

Questa affermazione di uno dei padri della World history -Chrispopher Bayly- contiene una parte di verità ma può essere anche fonte di fraintendimenti. Se è evidente che storie locali, nazionali e persino continentali non bastano alla comprensione del presente, sorge il dubbio che queste prospettive parziali, per lo più etnocentriche, non siano neppure sufficienti alla comprensione del passato. Con maggiore o minore entusiasmo e convinzione quindi molti storici tradizionali hanno cercato di inserire le loro ricerche in una prospettiva più ampia. Questo però non basta a fare di loro degli storici globali. La world history è un modo specifico di fare storia, con una genesi e delle caratteristiche specifiche, e a sua volta ha una propria storia. La vicenda della World History prende il via dalla crisi, nella seconda metà del XX secolo,di quelle che erano le due modalità dominanti di fare storia in Occidente. Da una parte la storia dei singoli stati nazionali, come protagonisti principali dei processi di cambiamento, dall’altra la storia presunta ‘universale’ ma in realtà fortemente eurocentrica dei progressi della modernità. La world history quindi mette in discussione sia la storia centrata sui singoli stati o, al più, sul sistema degli stati occidentali sia la presunzione che le civiltà siano organismi ‘naturali’, dotati di un’essenza originaria e permanente. E tanto più rifiuta l’idea che solo alcune civiltà, o una sola, possano essere portatrici di storia. La world history non ambisce però ad essere una storia del mondo nella sua totalità, che sarebbe un’impresa al di sopra delle capacità di ogni singolo ricercatore, quanto piuttosto una storia delle connessioni – culturali, economiche, politiche – fra diverse aree del mondo e del ruolo che esse hanno nel plasmare identità e destini collettivi.

"la storia é presente" gigi riva

Sempre più scuole, soprattutto superiori, mi chiedono degli incontri per spiegare ai ragazzi ( ma anche talvolta ai docenti) cosa sta succedendo nelle aree più infuocate del mondo, o semplicemente per spiegare alcuni fenomeni della contemporaneità come secessionismi, sovranismi, “democrature”.

Un fenomeno relativamente recente e per certi versi persino imbarazzante essendo io un giornalista e non uno storico o uno studioso delle materie.

Caratteristica principale del giornalismo è l’eclettismo e mal si coniuga con l’approfondimento. E tuttavia ci viene chiesto spesso di fare una supplenza, di “invadere” un campo che in teoria non dovrebbe essere il nostro.

Il mio vantaggio (mio personale ma anche di molti miei colleghi) è stato quello di poter frequentare negli ultimi 30 anni i luoghi dove, per usare una frase in realtà abusata, “si è fatta la storia”. La cronaca dell'attualità è soltanto l’ultimo miglio di radici lunghe che affondano appunto nella storia. E l’interesse di essere cittadini informati del proprio tempo non può dunque prescindere dal risalire quelle radici per avere maggiore contezza di “perché" che affondano in ragioni lontane.

Il giornalista può essere al massimo uno “storico del presente” senza avere alcuna pretesa di essere altro.

Credo che, perimetrati limiti delle rispettive competenze, possa sorgere un circuito virtuoso tra saperi diversi in grado di completare la formazione degli studenti. Anche per ragioni pratiche. Molti ragazzi (e molti insegnanti) mi confidano che, spesso, non si riesce a esaurire il programma di storia. Talvolta si arriva alla prima guerra mondiale, talvolta, a malapena, alla seconda. Del resto era così anche ai tempi in cui io ero uno studente del Sarpi.

"i concetti fondanti per la competenza" tiziano pera

La scuola di oggi si cura della quantità degli apprendimenti più che della qualità della proposta che ne viene. La didattica di qualità sembra essere ostacolata dalla scarsità del tempo a disposizione per sviluppare quanto previsto dai curricoli. Da qui l’idea di basare didattica e curricoli sui Concetti Fondanti (CCFF) delle discipline. Ciò impone di chiarire, seppur in termini convenzionali, quali siano i CCFF caso per caso, cercando di superare inoltre la confusione lessicale esistente (concetti fondanti, nuclei fondanti, nuclei tematici, nodi concettuali ecc.). Il presente contributo, frutto di una ricerca ormai matura, svilupperà quattro aspetti complementari, offrendo spunti ed esempi concreti in quanto già sperimentati e validati a livello d’aula:

  1. definire la Scuola e la valutazione delle competenze per realizzare la centralità del discente;
  2. lavorare sui CCFF delle discipline per ribaltare l’iceberg della conoscenza;
  3. fornire esempi di CCFF disciplinari attorno ai quali costruire curricoli aperti e non lineari;
  4. svelare la dimensione ecologica di una didattica basata sui CCFF che apra le porte al mondo.

I LABORATORI POMERIDIANI: ALCUNI SPUNTI

PER LA SCUOLA PRIMARIA (Luciana Coltri)

Il materiale inerente al laboratorio sarò a breve caricato sul sito.

per la scuola secondaria di primo grado (Maria teresa rabitti)

Il materiale inerente al laboratorio sarò a breve caricato sul sito.

 

per la scuola secondaria di secondo grado (cristina cocilovo)

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Cocilovo: dal muro di Berlino al nodo fondante-tema stato
Dal muro di Berlino al nodo fondante-tem
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Per la Scuola secondaria di secondo grado (vincenzo guanci)

Nel laboratorio erano presenti circa una dozzina di docenti che insegnano in istituti tecnici e professionali con 1 o 2 ore settimanali (33 o 66 annuali) per formare una "cultura storica" in giovani che molto probabilmente non leggerano mai più nella loro vita professionale un libro di storia, e non ne comprendono immediatamente l'utilità e la portata formativa.

Quindi abbiamo soprattutto discusso di come rendere interessante e utile lo studio della storia; nel nostro linguaggio tecnico, sono state affrontate le problematiche dell'insegnamento intorno al nesso presente-passato-presente e alla selezione dei temi rilevanti nel curricolo del II ciclo d'istruzione.

La discussione è stata aperta dalla questione: perché "non arriviamo" mai a studiare il "Sessantotto"? e "il miracolo economico"? e la globalizzazione?

Abbiamo poi discusso sulla proposta di "insegnare una storia diversa" dal "racconto" del manuale, cominciando a individuare alcuni temi da affrontare, tenendo in gran conto le seguenti 5 categorie fondamentali per qualsiasi tema:

  • tempo
  • spazio
  • trasformazioni/mutamenti
  • permanenze
  • contesto

Materiali per organizzare lezioni/attività su temi vari sono reperibili:

nella rivista on line di Clio'92;

nel mio sito personale;

nella rivista on line "Novecento.org Didattica della Storia in rete" a cura dell'Istituto nazionale Ferruccio Parri.

 

Brevi e incomplete indicazioni bibliografiche

MCNEILL W.H., The Rise of the West: A History of the Human Community, Chicago, University of Chicago Press, 1963.

GINZBURG C., Il formaggio e i vermi, ed. Adelphi, 1976.

G.RIVA, M.VENTURA, Jugoslavia, il nuovo Medioevo. La guerra infinita e tutti i suoi perché.,  ed. Mursia, 1992.

RIVA G.,  L' ultimo rigore di Faruk. Una storia di calcio e di guerra, ed. Sellerio, 2016.

HARARI Y.N., Sapiens. Da animali a dèi. Breve storia dell'umanità, ed. Bompiani, 2017.

HARARI Y.N., 21 lezioni per il XXI secolo, ed. Bompiani, 2018.

HARARI Y.N., Homo deus. Breve storia del futuro, ed. Bompiani, 2018.

MONTANARI M., Il mito delle origini. Breve storia degli spaghetti al pomodoro, ed. Laterza, 2019.